C’è una domanda che non ci viene più rivolta. Eppure sarebbe la domanda più importante di tutte, quella a cui pensare ogni giorno, più volte al giorno, come un mantra. La domanda è: qual è il tuo sogno nel cassetto? Trascinati da un ritmo incalzante e, spesso, senza una chiara direzione, procediamo senza rispondere mai al quesito. Di fatto, ci accontentiamo di non saperlo e forse è meglio così. Conoscere il proprio sogno significa, infatti, accendere la torcia del desiderio e cominciare a illuminare la strada da percorrere, indovinarne il punto di fuga all’orizzonte: una volta che lo hai visto, non puoi più far finta di niente.
Siamo come i protagonisti all’inizio di un racconto o di un film, refrattari al cambiamento e, soprattutto, al coraggio di intraprendere il nostro viaggio, l’unico davvero possibile, l’unico che abbia un senso per la vita: diventare noi stessi. Come racconta molto bene J. Campbell nel suo “L’eroe dai mille volti”, in ogni racconto della tradizione umana accade qualcosa, arriva un messaggio, una costrizione che costringe il protagonista a partire verso l’ignoto. Di solito controvoglia. La vita ci manda moltissimi inviti al viaggio, ma siamo troppo impegnati a fare altro. E così il tempo scorre. Una sensazione di smarrimento, di insoddisfazione a volte ci prende, ma riusciamo a tenerla a bada. La porta magica ci attende con i suoi riflessi cangianti e affascinanti, ci chiama a scrivere il romanzo della nostra vita, ma riusciamo a resisterle, spaventati di perdere il nostro confortevole presente.
Ma se senti la voce del viaggio, questo è il posto per te.
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